Parkinson, stanare in fretta la proteina sinucleina per arginare la malattia (da La Stampa del 04.05.2016)

In Italia ne sono affette 250 mila persone. I casi nuovi sono 6 mila ogni anno. Da oggi a Bari secondo congresso nazionale dedicato alla malattia.

di Nicla Panciera

Se ne è tornato a parlare di recente, quando le vicende dell’attore Michael J Fox sono rimbalzate sui media di tutto il mondo. Ma la malattia di Parkinson è un dramma che colpisce 250mila italiani: con 6mila nuovi casi l’anno, è la seconda malattia neurodegenerativa in termine di frequenza, dopo l’Alzheimer. Di questa patologia si parlerà al secondo congresso nazionale dell’Accademia per lo Studio della Malattia di Parkinson e i Disordini del Movimento (Accademia LIMPE-DISMOV) al via oggi a Bari e presieduto dal professor Giovanni Defazio, neurologo dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro. 

La ricerca verso cure e nuovi dispositivi per il suo trattamento si basa sugli avanzamenti della conoscenza dei meccanismi che scatenano la patologia, caratterizzata dalla degenerazione di una zona del cervello, la substantia nigra, dove sono localizzati i neuroni pigmentati che producono la dopamina, neurotrasmettitore fondamentale per l’esecuzione dei movimenti.  

LA PROTEINA TOSSICA SI MISURA CON UN TEST DELLA SALIVA  

Da anni ormai gli scienziati si stanno concentrando su una proteina, l’alfa sinucleina, che si accumula nei pazienti e forma degli aggregati chiamati «Corpi di Lewy», che giocano un ruolo fondamentale nella morte dei neuroni dopaminergici, di cui solo il 20% resta intatto in un malato di Parkinson.  

L’individuazione anatomopatologica di questi aggregati è indice di diagnosi certa. E così poter misurare i livelli della proteina nei fluidi biologici costituirebbe uno strumento di diagnosi precoce non clinica.  

Uno studio condotto dal gruppo del professor Alfredo Berardelli, ordinario di neurologia dell’Università La Sapienza di Roma e presidente dell’Accademia LIMPE-DISMOV ha mostrato che «nei pazienti con Parkinson da un lato si riduce l’alfa sinucleina totale e dall’altro aumenta la forma oligomerica, quella cioè tossica e all’origine della morte neuronale».  

Inoltre, è emerso che la variazione del livello della proteina nella saliva si correla con la gravità dei sintomi motori. «Ora siamo già al lavoro per capire se questo biomarker possa essere utile anche nel distinguere il Parkinson dai parkinsonismi atipici, che nelle fasi iniziali sono di difficile diagnosi e dalla prognosi più infausta».  

TERAPIE: BLOCCARE LA PROTEINA PER ARRESTARE LA MORTE NEURONALE  

Oltre alle nuove possibilità diagnostiche, la scoperta dell’alfa sinucleina apre la strada anche a nuove possibilità terapeutiche. «Ad oggi, tanto i trattamenti farmacologici, come la levodopa che compensa la mancanza di dopamina, quanto quelli chirurgici, come la stimolazione cerebrale profonda (DBS), sono volti al trattamento dei sintomi motori» spiega il neurologo. «Sono già in corso alcuni trial in cui si cerca di bloccare la proteina con degli anticorpi monoclonali». Impedendone formazione e replicazione si arresterebbe la morte cellulare che essa determina nelle aree responsabili del controllo motorio. 

NUOVI TRATTAMENTI DEI SINTOMI MOTORI  

Al congresso di Bari si parlerà anche di un trattamento per i sintomi motori, una stimolazione per nulla invasiva da applicare direttamente sullo scalpo del paziente, la «theta burst stimulation» (cTBS). «Dai nostri studi, condotti con l’IRCCS Neuromed, emerge una chiara perdita della plasticità nelle aree motorie dei pazienti con Parkinson: attraverso la stimolazione elettrica possiamo modulare, eccitandola e inibendola, l’attività di quelle aree corticali fondamentali per il movimento» spiega Berardelli, che precisa come «nonostante le prime evidenze di efficacia di questa metodica sulle distonie e i disturbi del movimento, ancora non è stato individuato un paradigma di stimolazione efficace e soprattutto duraturo». Come a dire che un miglioramento di qualche ora difficilmente ha una qualche rilevanza per il paziente e che ulteriori evidenze cliniche saranno necessarie prima che entri nella prassi clinica. 

DEFICIT COGNITIVI E DI RICONOSCIMENTO DELLE EMOZIONI  

Non solo di disturbi motori si parlerà a Bari. È noto da tempo, infatti, che (continua a leggere l'articolo sul sito)