PRINCIPALI SINTOMI

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I sintomi della malattia di Parkinson sono causati dalla riduzione della quantità di dopamina a livello delle aree cerebrali dei gangli della base. Una metà del corpo è in genere più interessata dell’altra ai sintomi, che sono:

  • i tremori involontari a riposo di alcune parti del corpo (es. una mano, un piede); si presenta come un'oscillazione con cinque-sei movimenti al secondo. Alle mani il tremore è presente a riposo ma si può osservare molto bene anche quando il paziente cammina. Il tremore può essere un sintomo d'esordio di malattia ma spesso non presenta un'evoluzione nel corso degli anni. Un altro tipo di tremore riferito di frequente anche nelle fasi iniziali di malattia è il "tremore interno"; questa sensazione è avvertita dal paziente ma non è visibile.
  • la rigidità muscolare, legata ad un aumento involontario del tono muscolare, che rende difficile o impossibile una serie di movimenti, quali alzarsi da una poltrona, per esempio. Può colpire gli arti, ma anche il collo o il tronco. La riduzione dell’oscillazione pendolare degli arti superiori durante il cammino è un segno di rigidità, associata a lentezza dei movimenti.
  • la bradicinesia, ovvero il rallentamento progressivo e importante dei movimenti e dei gesti anche molto semplici. Alla bradicinesia sono correlati: la modificazione della scrittura che diventa a caratteri piccolissimi (micrografia); la salivazione importante (scialorrea) per il rallentamento dei muscoli interessati alla deglutizione; la ridotta capacità di modificare l’espressione della faccia alle variazioni dell’umore e che costituisce, oltre a un disturbo del movimento, un deficit della comunicazione non verbale (ipomimia).
  • l’acinesia, cioè la difficoltà ad iniziare un movimento (es. cominciare a camminare).
  • l’instabilità posturale con perdita dell’equilibrio è dovuta ad una riduzione dei riflessi di raddrizzamento. E’ un fattore di rischio per le cadute a terra.

Accanto a questi sintomi, la persona affetta da Parkinson può presentare:

  • la disfagia, cioè difficoltà a deglutire, in quanto i muscoli della gola e della lingua non si muovono più in modo coordinato per far passare il cibo dalla bocca all’esofago. Vale prevalentemente per i liquidi ma interessa anche i solidi. E’ pericolosa perché il cibo (nel caso della scialorrea, la saliva) viene aspirato nelle vie respiratorie e può causare polmoniti.
  • la voce può essere più flebile e si può presentare una perdita di tonalità e di modulazione (il paziente parla in modo piuttosto monotono). A volte compare una ripetizione di sillabe, la tendenza ad accelerare l’emissione dei suoni e a "mangiarsi" le parole. Esercizi per la riabilitazione del linguaggio (logoterapia) possono sortire buoni effetti.
  • nella postura curva il tronco è flesso in avanti, le braccia sono flesse e mantenute vicino al tronco, anche le ginocchia sono flesse. A volte si manifesta un atteggiamento posturale detto "sindrome di Pisa", in cui il tronco pende da un lato.
  • i disturbi del sonno sono frequenti e si manifestano con difficoltà ad addormentarsi, frequenti e ripetuti risvegli notturni e anche sonnolenza diurna non collegata all’insonnia notturna. Spesso questi disturbi sono causati, oltre che dalla malattia, dai farmaci utilizzati.
  • la depressione si può manifestare con umore deflesso (stabilmente giù), affaticamento, modificazioni dell’appetito. Spesso la depressione si manifesta anni prima dell’esordio della malattia.
  • la pressione arteriosa può risultare alta in posizione sdraiata e ridursi bruscamente nel mettersi in piedi (ipotensione ortostatica).
  • sudorazione e problemi cutanei: i problemi comprendono sudorazione eccessiva o estremamente ridotta, cute secca o seborroica.
  • alcuni pazienti possono presentare stipsi e disturbi urinari (quali la necessità di urinare con aumentata frequenza, lo svuotamento incompleto della vescica, un ritardo nell’iniziare la minzione).
  • possono essere inoltre presenti la sindrome delle gambe senza riposo (senso di fastidio alle gambe e necessità di muoverle continuamente) e disturbi dell’olfatto, che possono precedere di anni i sintomi motori del Parkinson.
  • apatia: il paziente presenta uno stato d’indifferenza emotiva e mancanza di volontà a svolgere una qualunque attività.
  • disturbi comportamentali ossessivi compulsivi ossia comportamenti ripetitivi mirati alla ricerca di piacere e gratificazione (assunzione di cibo, gioco d’azzardo, shopping, ipersessualità). Possono manifestarsi durante l’effetto dei farmaci dopaminergici e il neurologo deve essere informato per modificare la terapia o per programmare un sostegno psicologico.
  • disturbi cognitivi. Le funzioni cognitive coinvolte sono l’attenzione, le capacità visuo-spaziali e le funzioni esecutive.
  • sintomi psicotici come deliri (convinzioni non consistenti con la realtà) ed allucinazioni (il paziente vede oggetti, persone od animali che non esistono). Raramente le allucinazioni sono uditive ed olfattive.

I neurologi Hoehn e Yahr hanno creato una scala di valutazione per definire la gravità della malattia classificandola in cinque stadi.

  • Stadio I: lieve comparsa di tremore negli arti superiori a riposo.
  • Stadio II: alterazione della postura senza coinvolgimento dell’equilibrio. C’è un rallentamento dei movimenti.
  • Stadio III: instabilità della postura e difficoltà nel deambulare. La persona inizia a non essere più autosufficiente.
  • Stadio IV: elevata inabilità. Il paziente ha maggior bisogno di assistenza per lo svolgimento delle normali attività quotidiane e non è più in grado di vivere da solo; cade spesso e le attività più banali sono quasi impossibili.
  • Stadio V: si manifesta una invalidità completa. Il paziente in questo stadio è costretto a letto o su sedia a rotelle. Ha problemi anche a deglutire.