Molte importanti novità dalla ricerca sul parkinson (da Redazione Parkinson Live del 5 set. 2017)

Le cellule staminali si confermano efficaci nei test sulle scimmie. L’intestino pare sempre più essere il primo luogo dove compare il Parkinson. Una nuova versione di un “vecchio” farmaco contro le discinesie è stata approvata dalla FDA americana. Un nuovo test per la diagnosi precoce è stato messo a punto. Il salbutamolo, usato per combattere l’asma, sembra diminuire il rischio di Parkinson. Infine, due grandi aziende hanno fatto un accordo per sviluppare una nuova molecola contro il Parkinson. Queste, in sostanza, le novità dell’estate 2017.

Dopo le notizie sulla Exenatide, di cui abbiamo appena parlato, le novità dalla ricerca sul Parkinson sono molte e a tutto campo. Dall’origine della malattia alla diagnosi precoce, dal trattamento sintomatico alla cura “riparatrice”. In sintesi:

  1. Si rafforza la convinzione tra i ricercatori che l’origine della malattia sia nell’intestino.
  2. Proprio da questa convinzione è partita la ricerca per sviluppare un test per la diagnosi precoce. Il test analizza l’alfa-sinucleina presente nell’intestino prima che compaiano i sintomi del Parkinson.
  3. Il farmaco GOCROVI è entrato in commercio in USA. La promessa è di migliorare le prestazioni dell’amantadina, un trattamento già in uso da molti anni, che riduce le discinesie.
  4. Il salbutamolo, un farmaco usato per combattere l’asma, potrebbe diminuire il rischio di sviluppare il Parkinson. Come suggerisce uno studio pubblicato su Science e basato su oltre 100 milioni di prescrizioni.
  5. Test con cellule staminali sulle scimmie si confermano efficaci nella “riparazione” dei neuroni dopaminergici. Entro il 2018 la sperimentazione sull’uomo.
  6. È stato annunciato un accordo tra le aziende AstraZeneca e Takeda per lo sviluppo di una nuova molecola contro il Parkinson. Si tratta di MEDI1341.

1 – Intestino

Diversi studi affermano che i pazienti affetti da Parkinson presentano alterazioni specifiche della flora batterica intestinale. La forma patologica della proteina alfa-sinucleina appare per prima nei nervi periferici, di solito nel sistema digestivo, e solo successivamente appare nel cervello di chi è affetto da Parkinson.

Sul rapporto intestino-cervello-batteri sono stati fatti molti studi. Interessantissimo è quello sintetizzato nell’articolo 

 del CORRIERE “Il nostro (secondo) cervello che funziona «a batteri»”.

L’ultimo studio in ordine di tempo è dell’Università del Lussemburgo, che ha analizzato il microbioma di tre gruppi di persone. 76 con malattia di Parkinson, 78 in salute e 21 con una diagnosi di Rapid-Eye-Movement Sleep Behaviour Disorder (Rbd), un disturbo comportamentale del sonno che viene associato al rischio di sviluppare la malattia di Parkinson.

Nei tre casi la composizione del microbioma mostrava differenze sostanziali. Tanto che, dall’analisi dei batteri dell’intestino, gli scienziati erano in grado di distinguere in maniera affidabile le persone con la malattia degenerativa da quelle in salute. Inoltre, il microbioma dei pazienti con Parkinson mostrava caratteristiche simili a quello dei pazienti con Rbd.... (continua a leggere l'articolo su Parkinson Live)