a cura del prof. Leonardo Lo Piano, Direttore Struttura Complessa Neurologia dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino
Torino, 24 marzo 2016 – La Malattia di Parkinson (MP) è la seconda malattia neurodegenerativa in termine di frequenza, dopo la malattia di Alzheimer. Si calcola che in Italia vi siano circa 250.000 pazienti parkinsoniani. La MP esordisce più frequentemente tra i 60 e i 70 anni; la sua incidenza aumenta con l’età ma nel 10-15% può avere un esordio precoce, prima dei 50 anni. In casi più rari può avere un esordio giovanile, prima dei 40 anni di età.
I sintomi motori cardinali della MP sono rappresentati dalla bradicinesia, dalla rigidità e dal tremore a riposo, e sono dovuti principalmente alla degenerazione di una regione del cervello denominata Substantia Nigra (SN) dove sono localizzati neuroni pigmentati che producono la dopamina, un neurotrasmettitore chimico fondamentale per la corretta esecuzione del movimento. Quando i sintomi motori si rendono manifesti la degenerazione ha già interessato il 60-70% dei neuroni dopaminergici della SN.
La MP evolve classicamente in tre fasi: iniziale (luna di miele), intermedia e avanzata. Grazie all’efficacia di numerosi farmaci dopaminergici i pazienti riescono ad avere una buona qualità della vita per almeno 5-10 anni; successivamente, a causa delle manifestazioni della fase avanzata (fenomeni on-off, movimenti involontari) la disabilità dei pazienti può diventare molto grave con la necessità di ricorrere alle terapie della fase avanzata le quali, pur essendo molto efficaci, presentano un certo grado di invasità (terapie infusionali, terapia chirurgica).
Appare quindi importante un approccio terapeutico in grado di rallentare la progressione di malattia e per far questo occorre intervenire precocemente con farmaci neuroprotettivi. Probabilmente il fallimento dei trials “neuroprotettivi” finora eseguiti è dovuto al fatto che i pazienti trattati, pur in fase iniziale di malattia da un punto di vista clinico, erano già in una fase avanzata in relazione alla durata del processo neurodegenerativo.
Una delle scoperte più importanti degli ultimi anni è rappresentata dalla dimostrazione che il processo neurodegenerativo alla base della MP inizia molti anni prima della comparsa dei sintomi motori e che spesso, durante questa lunga fase possono essere presente manifestazioni non motorie. Queste scoperte hanno una notevole rilevanza poiché se si riuscirà a individuare i soggetti a rischio di sviluppare la malattia si potrà intervenire precocemente con farmaci neuroprotettivi. (continua a leggere l'articolo sul sito)