Spesso chi si prende cura di parenti ammalati soffre di sintomi di ansia o depressione. Per questo sarebbe opportuno prestare supporto anche ai caregiver familiari equiparandoli ai pazienti.
Uno studio condotto dell’Università di Medicina del Missouri (USA) ha rivelato che quasi un quarto dei caregiver familiari soffre di depressione. Mentre un terzo soffre di un disturbo d’ansia.
Alla luce di questi risultati gli studiosi raccomandano ai caregiver familiari di sottoporsi periodicamente a controlli. Importante è poter identificare tempestivamente i primi segnali di scompenso.
La tristezza e la preoccupazione verso un familiare ammalato o in fin di vita sono sentimenti attesi e spesso presenti. Invece, depressione o ansia sono sintomi differenti e non dovrebbero essere presenti!
La Dr.ssa Parker-Oliver e i suoi colleghi hanno condotto lo studio valutando gli stati di ansia e di depressione di circa 395 caregiver. Hanno scoperto che circa il 23% di loro soffre di una depressione moderata o grave, mentre al 33% è stato diagnosticato un disturbo d’ansia.
Queste situazioni vengono molto sottovalutate perché gli operatori sanitari tendono a concentrarsi sul paziente malato. Invece, dovrebbero prendere in esame un quadro più generale, ovvero tutta la famiglia.
Più i caregiver familiari sono giovani, più alte sono le probabilità che essi siano depressi o ansiosi.
Nella maggior parte dei casi, infatti, si tratta di una malattia che non impatta non solo sul paziente. Impatta fortemente anche sui caregiver e su tutto il sistema famigliare.
La Dr.ssa Parker-Oliver conclude sottolineando che strumenti di valutazione per la depressione e l’ansia sono ampiamente accessibili. Una diagnosi precoce potrebbe migliorare le condizioni di vita e il benessere dei caregiver familiari e anche, di conseguenza dei pazienti stessi.
Il Disegno di Legge n.2128
In Italia, il “Coordinamento famiglie Disabili Gravi e Gravissimi” nel dicembre scorso, ha lanciato la campagna #unaleggesubito. Lo scopo è di sollecitare la calendarizzazione del Disegno di Legge n.2128, a prima firma Laura Bignami con altri 90 Senatori, da parte della Commissione Lavoro del Senato. Si chiede che la commissione inizi al più presto l’iter legislativo della norma che prevede il riconoscimento giuridico dei caregiver familiari italiani. Un riconoscimento necessario per la loro tutela a livello previdenziale, sanitario e assicurativo.
Se vi dicessero che dovete lavorare 24 ore al giorno, che non sono previste ferie né straordinari; che il vostro luogo di lavoro prevede un’attività in solitudine, che non avete diritto a un congedo, a prendere fiato, a prendervi il tempo per una visita medica o anche solo per un caffè, cosa direste? Che non è vita, questa. Che siete schiavi; che valete meno di niente.
Schiavi. È così che si sentono i caregiver familiari. Un esercito silenzioso di mamme, mogli, sorelle, papà. Che abbandonando lavoro, vita sociale e interessi per prendersi cura, giorno e notte, di familiari in condizioni di gravissima disabilità.
Si sentono così perché, al momento attuale, per lo stato italiano sono poco più che fantasmi. E nonostante coprano una fondamentale fetta di assistenza altrimenti a carico pubblico.
Non li vediamo, quindi non esistono. E invece esistono, e vivono chiusi nelle loro case, al capezzale di figli che da soli non sanno quasi respirare. Di genitori che hanno perso la cognizione dello spazio e del tempo. Di mariti che un tempo erano compagni di vita e oggi sono corpi da accudire.
Chiedono solo rispetto, e diritti, queste persone. Le cui aspettative di vita sono ridotte fino a 17 anni in meno, rispetto alla normale popolazione, a causa dello stress.
Chiedono che il loro tempo, il loro lavoro di cura, venga riconosciuto, così come accade, in vario modo, negli altri Paesi europei.
Chiedono che il sacrificio che stanno facendo per accudire il loro caro non debba accelerare il loro percorso verso la morte (fisica, mentale, psicologica). Chiedono quindi di potersi curare, riposare, poter pensare al futuro con un minimo di serenità.
È una questione non più rimandabile, questa del riconoscimento dei caregiver familiari. E lo ha ribadito la stessa Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), invitando l’Italia a prendere in carico la questione e decidere in materia.
Invece, sottolinea il Coordinamento famiglie Disabili all’Agenzia AdnKronos, «…in modo del tutto incomprensibile nonostante l’intervento dell’Unione Europea che ha sollecitato da oltre un anno, ma senza risposta, il Ministero della Salute italiano (…), il DdL 2128 non è stato ancora calendarizzato per l’inizio della discussione parlamentare». ...(continua a leggere l'articolo su parkinsonlive.it)