Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa, ad evoluzione lenta ma progressiva, che coinvolge, principalmente, alcune funzioni quali il controllo dei movimenti e dell'equilibrio. È la più frequente tra le patologie definite "Disordini del Movimento", tuttavia le cause non sono ancora note. Sembra che vi siano molteplici elementi che concorrono al suo sviluppo, tra questi, fattori genetici e ambientali. I principali sintomi motori della malattia di Parkinson sono il tremore a riposo, la rigidità, la bradicinesia (lentezza dei movimenti automatici) e, in una fase più avanzata, l'instabilità posturale (perdita di equilibrio); questi sintomi si presentano in modo asimmetrico e soprattutto all’inizio con esordio subdolo, incostante e progressivo. Oltre a sintomi di carattere motorio, si possono presentare anche fenomeni non motori quali: disturbi vegetativi (alterazione delle funzioni dei visceri), dell'olfatto, del sonno, dell'umore e della cognitività, la fatica e i dolori. La diagnosi non è soltanto clinica ma necessita di esami strumentali specifici sulla base della valutazione neurologica, che serviranno per escludere altre patologie e impostare la terapia farmacologica più appropriata. Spesso nelle persone con la Malattia di Parkinson si osservano modificazioni del peso corporeo. Nelle prime fasi della malattia si può osservare un aumento di peso, che in alcuni casi può provocare quadri di sovrappeso o addirittura obesità. L’incremento di peso può essere causato dalla riduzione dell’attività fisica e/o dagli effetti collaterali di alcuni farmaci. Infatti, in alcuni pazienti i dopaminoagonisti possono provocare fame compulsiva, anche notturna. L’incremento di peso può causare numerose complicazioni, perché può peggiorare l’impaccio motorio e la bradicinesia. Al contrario, nelle fasi più avanzate della malattia si possono osservare cali ponderali anche importanti. Questa malnutrizione “per difetto” può essere dovuta ad una combinazione di diversi fattori, quali, ad esempio, la perdita dell’appetito, il rallentamento gastrico indotto dalla terapia farmacologica, la difficoltà a deglutire o semplicemente l’aumento delle richieste energetiche dovuto ai movimenti involontari (fluttuazioni motorie o discinesie). La stipsi rappresenta un’ulteriore complicanza comunemente associata alla malattia, dovuta sia alla diminuzione della motilità intestinale sia all’effetto della terapia farmacologica. Inoltre, anche la disfagia (difficoltà a deglutire) si osserva molto spesso in corso di malattia di Parkinson. 
Anche la composizione dei cibi, e il momento in cui consumarli può variare, a seconda della terapia che si sta assumendo. Per esempio, è stato dimostrato scientificamente che una dieta ipoproteica a pranzo aiuta a migliorare l’efficacia della levodopa (farmaco utilizzato per la terapia della malattia di Parkinson). Tenuti presente questi accorgimenti, la dieta non deve però essere restrittiva, ma bilanciata e soprattutto variata nella scelta degli alimenti, e anche nei modi di cottura. I due capitoli che seguono indicano gli alimenti consentiti con moderazione e quelli consentiti e consigliati in caso della patologia indicata. Nel seguire le indicazioni si deve però tenere conto che, per ottenere una corretta ed equilibrata alimentazione che fornisca all’organismo tutti i nutrienti di cui necessita, occorre assumere la giusta quantità (porzione) dell’alimento e rispettare le frequenze con le quali alcuni alimenti debbono essere consumati, giornalmente o settimanalmente, all’interno di uno schema alimentare personalizzato. L’alimentazione della giornata deve rispettare il bilancio energetico di ciascuno e l’energia introdotta deve essere uguale a quella spesa per non aumentare il rischio di sovrappeso, obesità ma anche di malnutrizione. ALIMENTI CONSENTITI E CONSIGLIATI CONSIGLI COMPORTAMENTALI PARKINSON E COMPLICANZE NUTRIZIONALI Se gli accorgimenti dietetici non sono sufficienti, l’alimentazione può essere supplementata con integratori presenti in commercio. Si tratta di prodotti che generalmente si presentano in forma fluida, aromatizzati in maniera differente (fragola, cioccolato, vaniglia, caffè…) e con proprietà nutrizionali tali da poter essere adattati alle diverse esigenze dei pazienti. In alcuni pazienti selezionati, vi potrebbe essere l’indicazione a sostituire gli  alimenti a base di cereali con gli analoghi aproteici, sia per la colazione e sia per la cena. In commercio esistono molti tipi di alimenti aproteici: pasta, pane, crackers, fette biscottate, biscotti. Si tratta di alimenti speciali che hanno caratteristiche organolettiche e nutrizionali simili agli analoghi tradizionali, ma con contenuto proteico ridotto. Ad esempio, 100 g di pasta di semola contengono circa 15 g di proteine, mentre 100 g di pasta  aproteica contengono meno di 1 g di proteine.
Una corretta alimentazione nella Malattia di Parkinson è parte integrante della terapia ed è indispensabile al fine di migliorare lo stato di nutrizione e il benessere psicofisico dei pazienti. 
RACCOMANDAZIONI DIETETICHE GENERALI
ALIMENTI CONSENTITI CON MODERAZIONE
In presenza di complicanze nutrizionali quali disfagia e stitichezza si rimanda alle rispettive schede presenti sul sito Educazione Nutrizionale Grana Padano per le corrette indicazioni.
In presenza di malnutrizione si consiglia di:
ALIMENTAZIONE E TERAPIA CON LEVODOPA
E’ stato osservato che un’alimentazione ipoproteica a pranzo, cioè una dieta che preveda solo nelle ore serali l’assunzione della quota proteica (derivante da carne, pesce, salumi, uova, legumi, latte e derivati), migliora l’efficacia della terapia farmacologia con levodopa e quindi la fluidità dei movimenti. Ciò dipende dal fatto che la composizione del pasto può interferire con l’assorbimento del farmaco: la levodopa è un aminoacido neutro che per essere assorbito (cioè per passare dall’intestino al sangue e dal sangue al cervello) richiede specifici canali di trasporto. Gli aminoacidi contenuti nelle proteine del pasto utilizzano gli stessi canali di trasporto della levodopa e pertanto possono porsi in competizione con essa, riducendone l’assorbimento. Spostando l’assunzione di proteine animali alla sera, il paziente ha la possibilità sia di assorbire al meglio la levodopa, soprattutto nelle ore diurne in cui necessita della migliore performance motoria. Naturalmente, durante il pasto serale deve essere garantita la quota proteica giornaliera necessaria per mantenere un corretto stato di nutrizione.
Esempio di come impostare un’alimentazione ipoproteica a pranzo:
CONSIGLI PRATICI
