DIAGNOSI

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La diagnosi è essenzialmente clinica e viene posta sulla base dei sintomi (tremori, rigidità, rallentamento, disturbi dell’equilibrio e dell’andatura) dallo specialista neurologo esperto in disordini del movimento che formula un’ipotesi diagnostica attraverso la storia clinica e la valutazione dei sintomi. Il neurologo potrà richiedere una serie di esami strumentali (RMN encefalo, metodiche di neuroimaging funzionale quali PET, SPECT, fMRI; scintigrafia miocardica con 123I-MIBG) per affinare la diagnosi di Parkinson e distinguerla da altre patologie (parkinsonismo vascolare, malattia di Wilson, malattia di Alzheimer, malattia di Huntington, etc...)

Non esistono tuttavia test specifici per la diagnosi di malattia di Parkinson.

Alcuni fattori, quali una giovane età di esordio e la presenza di tremore a riposo sembra predire un decorso più benigno della malattia. Marcatori di un decorso più rapido sono invece un’età di esordio tardiva, la presenza di rigidità e ipocinesia (rallentamento o riduzione dell’ampiezza dei movimenti), l’instabilità posturale, l’associazione con altre malattie, la demenza, l’appartenenza al sesso maschile.